La sperimentazione inizia con l’ottenimento del rame metallico, a partire da minerali (malachite, calcopirite ecc.) che lo contengono come ossido (idrossido, carbonato) o solfuro. Un primo arrostimento su catasta di legno a cielo aperto elimina lo zolfo e trasforma i solfuri in ossido di rame. Nel successivo processo di riduzione, gli ossidi di rame vengono caricati fra strati di carbone di legna in una fornace con ventilazione forzata, insufflata con mantici in pelle e tubazioni di argilla. Il carbone bruciando sottrae ossigeno all’ossido di rame che viene trasformato in metallo, che fonde a 1083° e viene ritrovato nelle ceneri sotto forma di sferette.

Dopo vagliatura delle ceneri, le sferette di rame vengono poste in crogiolo e rifuse con l’8-9% di stagno per ottenere il bronzo, che ha caratteristiche meccaniche migliori rispetto al rame e fonde a temperatura più bassa.

Il bronzo fuso colato in stampi di diverse forme e dimensioni diviene ascia, martello, braccialetto, pendaglio, pugnale, spada, oppure un semplice lingotto da rifondere o da martellare per diventare una lamina con cui costruire scodelle, vasi, elmi, urne cinerarie e mille altri oggetti simili ai reperti che fanno bella mostra di sé nei musei.

Tutte le sperimentazioni sulla metallurgia e lavorazione del rame e del bronzo sono state intraprese per comprendere i cicli e le modalità di lavorazione, gli utensili e le attrezzature accessorie necessarie, al fine di migliorare le nostre capacità di analisi dei reperti.

Per saperne di più:

Bibliografia:
DELCARO D. 2010, Bronzo, Dal getto all’oggetto, Sperimentazioni sulla lavorazione plastica del bronzo nella preistoria in: Technologia N° 2. Bollettino del Centro